“Per questo siamo stati coinvolti nello studio delle 24 tavole trovate sotto via Sannio”, conferma. “Dallo studio al microscopio delle fibre si è subito compreso che si trattava di legno di quercia. Restava da capire la sua provenienza”. E qui entrano in gioco gli anelli. Sin da bambini ci viene insegnato che dal loro numero si può risalire all’età dell’albero. “In alcune tavole abbiamo contato più di 250 anelli, segno che il bosco da cui provenivano era ultracentenario”, chiosa Bernabei.
Ma non tutti sanno che la forma degli anelli svela l’epoca in cui è vissuto l’albero (con la precisione di una anno, mentre la datazione al carbonio ha una incertezza di 100 anni) e la sua provenienza geografica. “La forma di ogni singolo anello di accrescimento dipende dalle condizioni ambientali in cui si trova l’albero: un anno di siccità darà origine a un anello striminzito, completamente diverso dall’accrescimento di un anno molto piovoso”. E in una stessa area geografica le piante di una stessa specie (in questo caso le querce) avranno una sequenza di anelli molto simile, perché cresciute tutte nelle medesime condizioni.
Gli scienziati sono così in grado di realizzare vere e proprie mappe dendrocronologiche che caratterizzano le diverse zone del pianeta. “Abbiamo provato a confrontare la sequenza di anelli di accrescimento delle 24 tavole con il database relativo all’Appennino, ma non abbiamo trovato alcuna coincidenza”, racconta Bernabei. “Allora abbiamo provato con il database della Germania: c’era qualche elemento in comune, ma non abbastanza. Poi abbiamo cercato tra i dati francesi, e lì c’è stata la sorpresa: la sequenza di anelli di accrescimento coincideva con quelle delle querce cresciute nel primo secolo dopo Cristo tra il Massiccio del Giura e l’Alta valle del Reno”.
Il lavoro di Bernabei e colleghi, appena pubblicato sulla rivista Plos One, è molto più che una curiosa indagine investigativo-scientifica sull’origine di alcuni pezzi di legno. Perché svela che i Romani avevano una straordinaria capacità logistica e di trasporto, che però non applicavano solo ai prodotti di pregio (dai grandi felini utilizzato come attrazione nel Colosseo ai marmi pregiati per le ville degli imperatori) ma anche a materiale edile ordinario. E al legno in particolare. “Non siamo di fronte a materiale pregiato come l’ebano o il cedro per i quali si potrebbe giustificare un trasporto eccezionale”, conferma Bernabei. “Sono tavole di quercia lunghe 3 metri e 80, come quelle che si trovano oggi da Brico, utilizzate per le fondamenta. Materiale ‘ordinario’, insomma. Eppure le fecero arrivare dai confini dell’Impero organizzandone il trasporto per 1700 chilometri, su tre fiumi e un mare. Segno che per loro era la norma”.
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