Nell’area relativa alla stazione Venezia le indagini della prima fase hanno evidenziato una situazione articolata e complessa, sia per quanto riguarda l’area centrale di Piazza Venezia, sia soprattutto per l’area di Piazza Madonna di Loreto, dove le indagini si sono svolte in più fasi, consentendo l’esplorazione pressoché integrale di un importante settore urbano pluristratificato, dai livelli di età repubblicana fino all’età moderna. In particolare gli scavi hanno consentito di porre in luce un edifico pubblico caratterizzato dalla presenza di un’aula rettangolare con all’interno due scale. Si tratta di un complesso adibito ad attività culturali noto come l’Ateneo di Adriano.
Le indagini archeologiche, svolte dal 2008 al 2013, si sono concluse con la richiesta della Soprintendenza di valorizzare le strutture antiche rinvenute, nell’ambito della futura stazione Venezia. A seguito del rinnovato interesse manifestato dall’Amministrazione Capitolina e dagli Enti Finanziatori in merito alla realizzazione del tratto funzionale Fori Imperiali-Venezia, a partire dal mese di dicembre 2019, è stata avviata una campagna di rilievi ed indagini di carattere ambientale, strutturale, archeologico e geognostico, funzionali alla progettazione della nuova stazione Venezia.
La richiesta di indagini archeologiche aggiuntive da parte della Soprintendenza scaturisce dalla volontà di realizzare una “stazione archeologica” con un percorso museale che colleghi in sotterraneo Palazzo Venezia, il Vittoriano, il Foro di Traiano e valorizzi, all’interno del corpo stazione, le strutture rinvenute nel corso degli scavi. Le indagini aggiuntive previste riguardano:
- indagini sullo stato strutturale e conservativo di edifici monumentali quali il Vittoriano, il Palazzo delle Assicurazioni Generali, Palazzo Venezia, la Chiesa di S. Maria di Loreto, la Chiesa di S. Marco, la Basilica Ulpia e gli Auditoria di Adriano, con conseguente redazione di Testimoniali di Stato di Consistenza e individuazione di interventi di salvaguardia delle eventuali criticità strutturali rilevate;
- attività di monitoraggio topografico dei medesimi monumenti;
- indagini archeologiche nel sottosuolo dell’area di Piazza Venezia, Piazza Madonna di Loreto e di via dei Fori Imperiali in adiacenza alle stesse (circa 80 carotaggi a recupero di nucleo sino al raggiungimento circa 15-20 metri di profondità – degli strati non interessati dalle attività antropiche del passato);
- indagini tese a valutare la qualità dei principali elementi atmosferici ed ambientali (aria, acqua di falda, livelli rumore e vibrazioni) della zona;
- indagini geognostiche finalizzate a caratterizzare il comportamento geomeccanico delle diverse litologie costituenti il sottosuolo, e a prevederne quindi il comportamento in risposta alle possibili metodologie costruttive, consistenti principalmente in:
- una campagna di perforazioni profonde (circa 85 metri dal piano campagna) funzionali all’esecuzione di prove geotecniche e all’installazione di strumentazioni;
- una serie di campi prova finalizzati a determinare l’efficienza di diversi metodi di trattamento del terreno, quali le iniezioni chimico/cementizie e il congelamento.
Lo scopo principale dell’esteso sistema di monitoraggio è stato la verifica della risposta deformativa dei monumenti durante la realizzazione dell’opera, così da garantire il controllo delle lavorazioni e confrontare i dati acquisiti con i risultati a cui si è giunti con le modellazioni sviluppate in fase di progettazione. Inoltre, ove ritenuto necessario in relazione allo stato di conservazione o per i potenziali effetti legati alla realizzazione della linea, sono state realizzate misure di protezione geotecnica e strutturale dei monumenti.
Gli interventi di salvaguardia possono essere ricondotti essenzialmente a due categorie:
- interventi provvisionali o definitivi messi in atto prima dell’avvio delle attività di scavo: si tratta di interventi di consolidamento strutturale atti a sanare problematiche pregresse o un pronunciato stato di degrado e quindi non direttamente correlabili agli effetti indotti dalla realizzazione delle opere della Linea C;
- interventi attuati in fase di scavo volti a contrastare, in tempo reale, i cedimenti indotti contenendoli al di sotto di soglie prefissate: si tratta di interventi di natura geotecnica come il Compensation Grouting.
Al fine di minimizzarne il più possibile l’impatto su un contesto quale quello di Piazza Venezia, caratterizzato tra l’altro da un intenso traffico veicolare, flussi turistici e attività istituzionali, si è ritenuto opportuno:
- instaurare immediatamente una sinergica collaborazione con le Soprintendenze a vario titolo responsabili della tutela e gestione dei diversi monumenti da sottoporre a indagine, oltre che della salvaguardia del sottosuolo. Questa collaborazione ha consentito di attuare, avvalendosi di primari Studi Tecnici e con il supporto di importanti Società specializzate in indagini archeologiche e restauro conservativo, una serrata programmazione dello studio dello stato strutturale e conservativo di edifici, oltre che dei carotaggi archeologici nel sottosuolo;
- instaurare immediatamente una sinergica collaborazione con le Soprintendenze a vario titolo responsabili della tutela e gestione dei diversi monumenti da sottoporre a indagine, oltre che della salvaguardia del sottosuolo. Questa collaborazione ha consentito di attuare, avvalendosi di primari Studi Tecnici e con il supporto di importanti Società specializzate in indagini archeologiche e restauro conservativo, una serrata programmazione dello studio dello stato strutturale e conservativo di edifici, oltre che dei carotaggi archeologici nel sottosuolo;
- mettere in campo immediatamente 6 attrezzature di perforazione, facendole operare, ciascuna con propri gruppi di lavoro, in cantieri “mobili”, con recinzioni “snelle”, tali da consentirne l’immediata rimozione, non appena completata la specifica indagine;
- realizzare una cantierizzazione più stabile nella porzione sud dell’aiuola centrale di Piazza Venezia, all’interno della quale eseguire i campi prova di congelamento e trattamento attraverso iniezioni chimico/cementizie dei terreni. Questo perché gli stessi, per loro natura, necessitano di un tempo di esecuzione più lungo e di attrezzature ed impianti di maggiore ingombro.
Campi prova di congelamento e trattamento dei terreni
Il metodo di congelamento artificiale dei terreni è una tecnica di impermeabilizzazione e/o consolidamento contemporaneo per lo scavo sottofalda. Consiste nel congelare l’acqua all’interno di un volume di terreno, facendo circolare un liquido a bassa temperatura, che provvede all’estrazione del calore e alla dissipazione dello stesso all’esterno. La tecnica del congelamento rappresenta la scelta più appropriata, in particolare quando si opera in ambienti urbani, al fine di garantire il maggior livello di sicurezza possibile, sia per le maestranze impegnate, sia per le pre-esistenze in superficie. Il progetto prevede l’installazione di n. 21 sonde congelatrici con sviluppo verticale aventi una lunghezza di circa 65 m e n. 12 sonde termometriche necessarie per verificare il raggiungimento degli spessori di ghiaccio progettualmente previsti.