Il Pozzo Multifunzionale 3.3

Il Pozzo Multifunzionale 3.3

Il Pozzo Multifunzionale denominato 3.3 è situato tra le stazioni Amba Aradam/Ipponio e San Giovanni, in corrispondenza di un’area – giardino adiacente allo storico mercato rionale di via Sannio, lato Piazzale Appio.

Questo è il pozzo in cui sono state calate le TBM (Tunnel Boring Machine) estratte dalla stazione San Giovanni, che hanno iniziato lo scavo delle gallerie in direzione Fori Imperiali a partire dai mesi di giugno/ luglio 2017. Le dimensioni planimetriche complessive sono di 64.40 m x 25.65 m. Il Piano del ferro varia tra +8.940 e +9.120 m slm all’interno del pozzo. Il manufatto è composto da 3 orizzontamenti:

  • Piano Tecnico a quota +25.47 m slm (finito);
  • Piano solaio intermedio a quota +16.54 m slm (finito). Questo solaio ha la sola funzione strutturale di controventare le strutture di contenimento del manufatto;
  • Piano banchina a quota variabile in funzione del P.F. tra +10.007 m slm lato +10.127 m slm lato San Giovanni.

La tecnica di scavo utilizzata è del tipo “top-down”, che consiste nella realizzazione delle strutture in discesa, permettendo di minimizzare l’impatto del cantiere sull’ambiente esterno.

Sulla base delle indicazioni pervenute  dalla Soprintendenza Archeologica, la realizzazione degli scavi fino alle quote interessate da indagini archeologiche (+18.52 m slm) è avvenuta in modalità scavo archeologico per successivi strati orizzontali. I solai presenti all’interno dello “strato archeologico” sono stati realizzati solo dopo aver garantito una adeguata altezza tra il piano di scavo e l’intradosso del solaio, altezza necessaria al transito delle attrezzature di scavo e movimentazione dei materiali. L’impiego di prefabbricati ha consentito di evitare il puntellamento degli orizzontamenti in fase esecutiva, con vantaggi in termini di rapidità costruttiva.

La prima fase funzionale della tratta T3 prevede l’attivazione del Pozzo 3.3 di Via Sannio e di un nuovo tratto di binari attrezzato con due coppie di scambi ferroviari, che consentiranno ai treni di passare in maniera veloce ed efficiente da un binario all’altro realizzando la cosiddetta “inversione in coda al capolinea San Giovanni”, che permetterà di ridurre il tempo di attesa tra un convoglio e l’altro. Attualmente la linea in esercizio prevede un utilizzo ridotto delle ultime quattro stazioni prima del pozzo (San Giovanni, Lodi, Pigneto e Malatesta), poiché i treni non possono fare inversione di marcia cambiando binario, quindi sulla stessa banchina transitano sia treni in direzione centro che e in direzione capolinea di Monte Compatri/Pantano, diversamente dalle altre stazioni in cui le due banchine sono dedicate ciascuna ad una direzione del treno.

Con l’aggiunta della croce del pozzo 3.3 si raggiungerà la configurazione ottimale per l’esercizio ferroviario e potrà essere semplificata e razionalizzata la segnaletica e l’utilizzo delle stazioni. Il programma di esercizio di progetto prevede treni ogni 9 minuti, realizzato con 9 treni in esercizio. Il Pozzo 3.3 è il primo della Linea C al cui interno, oltre alla “tradizionale” funzione di ventilazione, è presente un locale per il segnalamento ATC (SER: Signalling Equipment Room). Gli apparati elettronici ATC consentono di manovrare i nuovi scambi della croce e si interfacciano con la linea in esercizio.

Avanzamento lavori

La costruzione del Pozzo 3.3 è sostanzialmente completata. Tutte le opere in cemento armato e le opere di finitura interna sono concluse. Attualmente sono in fase di realizzazione la pavimentazione, il montaggio dei cupolini esterni e l’allaccio in fogna. In questi giorni avranno inizio i lavori relativi alla sistemazione dell’area di superficie dei cosiddetti “giardini di via Sannio”.

Gli scavi archeologici

Lo scavo archeologico del Pozzo 3.3, collocato nei giardini di via Sannio, è stato realizzato dagli archeologi incaricati da Metro C ScpA sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica Centrale di Roma. Questo scavo ha fornito nuovi e importanti dati per ricostruire la topografia dell’area, in particolare quella relativa alle fasi più antiche, difficilmente documentabili attraverso saggi superficiali, data la profondità a cui si trovano le evidenze e a causa della presenza della falda acquifera, ampliando in maniera significativa il quadro conoscitivo circa l’occupazione e lo sfruttamento dell’area a partire da epoca preantropica. In età romana l’area era delimitata da due tracciati stradali, uno in uscita da Porta Asinaria (via Asinaria) e l’altro da una posterula (piccola porta d’accesso nascosta nelle mura), situata ad Ovest (forse via Tuscolana), e attraversata dal fosso denominato fin dall’età medioevale Acqua Mariana. Sulla collina del Laterano sono note due domus di fine I-II secolo documentate nell’area della basilica demolite in età severiana per la realizzazione dei castra ova equitum singularium, caserma smantellata da Costantino per la realizzazione della basilica dedicata al Salvatore.

Al tempo di Settimio Severo va riferita la costruzione di un muro di terrazzamento in opera listata con orientamento NE-SW, largo m 0,60 e individuato per una lunghezza di m 62 circa. La struttura, fiancheggiata a Sud-Est da una canalizzazione in muratura, sembra svolgere la funzione di terrazzamento con un dislivello di circa m 1,50 tra il piano di calpestio a monte
(lato Mura) ed il battuto a valle (lato Sannio). La costruzione del muro in opera listata è preceduta da una sequenza di livelli di giardino databili tra la tarda età flavia e l’età antonina. Il più antico è caratterizzato dalla presenza di una trincea che attraversa tutta l’area di scavo riempita da tre file di quasi 300 olle perforate. Il giardino delle olle oblitera le strutture pertinenti ad un portico per il quale sono state riconosciute almeno tre fasi di vita tra la metà del I sec. d. C. e l’età flavia. All’interno del Pozzo il terreno antropizzato, documentato per uno spessore complessivo di 16 metri, è databile tra l’età repubblicana e l’età contemporanea.

I primi m. 4,50 di interro sono attribuibili al XX secolo, connessi ai lavori di costruzione del quartiere Appio-Tuscolano, al di sotto dei quali si trovano strati databili  tra la seconda metà del XVII ed il XIX secolo, collegati all’uso agricolo dell’area esterna alle Mura Aureliane (spessore: circa m 2,50). Tra il VII ed il XVI secolo nell’area di cantiere non sono documentate attività. È
nota l’esistenza in questo periodo di un fosso denominato Acqua Mariana, del quale la prima testimonianza risale  al pontificato di Callisto II (1119-1124), un corso d’acqua esistente già in una fase preantropica.

Per il periodo più antico è stato possibile mettere in luce la sponda NW del paleofosso di epoca preantropica e le due murature a blocchi di tufo degli inizi del III sec. a.C.
Un dato interessante riguarda la realizzazione nella seconda metà del III sec. di un bacino di raccolta laterale al fiume. Tale sistemazione è da mettere in relazione con quanto documentato nello scavo della stazione San Giovanni.

La sistemazione di superficie dell’area

Il progetto della sistemazione di superficie dell’area interessata dal cantiere del Pozzo 3.3., comunemente nota come i “giardini di via Sannio”, è stato sviluppato da Metro C ScpA in stretta collaborazione con la Soprintendenza Speciale Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Roma di cui ha recepito le indicazioni.

In particolare la Soprintendenza ha ritenuto che la sistemazione dell’area del pozzo, che tornerà alla originaria destinazione di giardino pubblico, dovesse essere utilizzata come occasione per raccontare alcune delle scoperte emerse nel corso degli scavi. Ha quindi richiesto di riproporre a terra gli ingombri delle strutture murarie e le tracce del fiume, senza ricostruzioni, ma con materiali idonei alla sistemazione di un parco pubblico.

Per quanto riguarda il progetto vegetazionale dell’area sempre la Soprintendenza ha richiesto che la scelta delle essenze arboree facesse riferimento ai dati  paleobotanici emersi durante gli scavi, che hanno evidenziato la presenza in antico di specie arboree ed arbustive caratteristiche, tipo cipresso, platano, orniello, rosmarino, lauro ceraso ecc.

La Soprintendenza ha inoltre richiesto di evitare piantumazioni nell’area tra il giardino e le mura, per consentire la piena visione delle mura stesse e di inserire un pannello didattico contenente le informazioni riguardanti il sottosuolo archeologico indagato, con particolare riguardo alla fase del portico.