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I CANTIERI ARCHEOLOGICI PER LA METRO C NELL’AREA CENTRALE LE INDAGINI DI PRIMA FASE PER LA STAZIONE VENEZIA: SCOPERTE ARCHEOLOGICHE E PROSPETTIVE DI VALORIZZAZIONE

Nell’ambito delle indagini di Prima Fase, preliminari alla progettazione definitiva della tratta T2, sono stati eseguiti scavi archeologici nell’area di Piazza Venezia e nella contigua Piazza della Madonna di Loreto, in un settore di estremo interesse del tessuto urbanistico della città antica, compreso tra il monumentale complesso del Foro di Traiano e il tracciato della via Flaminia.

Piazza Venezia

Piazza Venezia

Gli scavi effettuati a Piazza Venezia nel 2006 hanno consentito di esplorare la complessa sequenza delle fasi di occupazione di questo settore centrale della città, dalle più recenti trasformazioni urbanistiche dell’età contemporanea fino ai livelli di età romana. L’antica via Flaminia, la cui costruzione viene fatta risalire attorno al 220 a.C., nel quadro della politica espansionistica di Roma verso l’Italia settentrionale, usciva dalla cinta serviana alle pendici settentrionali del Campidoglio e proseguiva verso Nord sul tracciato dell’attuale via del Corso. Questa strada, che a partire dalla costruzione delle Mura Aureliane prenderà il nome di via Lata nel tratto dall’attuale Piazza Venezia a Ponte Milvio, prima degli scavi per la Metro C era stata intercettata solo in scavi occasionali di limitata estensione. In corrispondenza dell’aiuola centrale della piazza al di sotto delle cantine del Palazzo Parracciani–Nepoti demolito all’inizio del secolo scorso, alla profondità di circa 7 metri dal piano stradale attuale sono stati raggiunti i livelli della prima età imperiale, rappresentati da un isolato di carattere commerciale/abitativo sorto in epoca flavia, modificato e variamente utilizzato attraverso i secoli.

Gli scavi di Piazza Venezia sono stati sospesi sui i livelli tardo repubblicani, non esplorati per problemi tecnici e di sicurezza legati all’affioramento della falda acquifera. Com’è noto infatti, in assenza delle paratie cementizie di perimetrazione e dei dispositivi per l’emungimento dell’acqua, non è possibile spingere le indagini troppo in profondità fino ad esaurire la stratigrafia antropica che nelle aree centrali di Roma raggiunge profondità superiori ai dieci metri.

Il parere dal Comitato Tecnico Scientifico per i Beni Archeologici del MIBAC, deliberato il 21 febbraio 2008, ha dettato le linee di indirizzo per la prosecuzione delle attività archeologiche in concomitanza alla realizzazione delle opere di superficie della Linea C:

…vista l’inevitabilità delle intercettazioni di strutture archeologiche in coincidenza con le opere dì  contenimento  dei terreni in presenza della falda idrica (opere indispensabili anche alla prosecuzione dello scavo archeologico nei livelli più profondi) e delle dislocazioni o rimozioni nelle Aree di collegamento verticale dei pozzi di stazione, si concorda con l’opportunità di autorizzare l’esecuzione di tutte le attività preliminari, (quali ad es. l’infissione di paratie o micropali, la messa in opera di ancoraggi), indispensabili per procedere all’esecuzione degli stessi scavi, bloccando l’infiltrazione di acqua o sostenendo il terreno circostante, ovvero per garantire la sicurezza di persone e cose. Resta inteso che tali operazioni saranno precedute, ove possibile, da opportuni carotaggi o altri tipi di indagine previsti dalla normativa vigente in materia di archeologia preventiva.

Le paratie tagliano le stratigrafie archeologiche ma consentono l’esplorazione in sicurezza e in profondità di ampie porzioni del sottosuolo altrimenti non raggiungibili compensando il sacrificio della cesura con l’esaustività dell’indagine integrale dei volumi delle stazioni e delle altre opere funzionali alla metropolitana.

La realizzazione delle paratie della Stazione Venezia potrà dunque consentire l’esplorazione estensiva anche dei livelli più antichi che, da quanto possiamo capire dai carotaggi, scendono in profondità fino a circa 17 metri dove si incontrano livelli sterili di formazione alluvionale.

Gli Auditoria e gli edifici lungo la via Flaminia nel contesto topografico antico

Gli Auditoria e gli edifici lungo la via Flaminia nel contesto topografico antico

Nella vicina Piazza della Madonna di Loreto, indagata per la progettazione di una delle discenderie della Stazione Venezia, il ritrovamento di testimonianze di eccezionale interesse ha comportato la necessità di ampliare progressivamente lo scavo tra il 2007 e il 2011, riportando in luce un monumentale edificio di età adrianea, strettamente connesso al Foro di Traiano in quanto parte dell’emiciclo occidentale posto a coronamento dell’estremità settentrionale del complesso forense.

Le considerevoli dimensioni, la ricchezza della decorazione marmorea di cui si conservano ampi tratti sui pavimenti e sugli elevati, accanto all’alto livello della tecnica costruttiva, sono elementi che conferiscono all’edificio rinvenuto un carattere dichiaratamente pubblico e monumentale.

L’impianto architettonico si compone di tre grandi aule rettangolari disposte a raggiera, due delle quali sono tornate in luce con gli scavi per la Metro C mentre la terza era già nota dalla documentazione degli scavi effettuati al momento della costruzione del Palazzo delle Assicurazioni Generali, agli inizi del Novecento. Le tre aule sono dotate di ampie gradonate affrontate, elemento che le connota come come spazi polifunzionali adibiti a riunioni, secondo un assetto planimetrico proprio di categorie architettoniche connesse all’esercizio di attività culturali quali gli auditoria, luoghi in cui si svolgevano declamazioni e lezioni di retorica e agoni poetici.

L'aula centrale degli Auditoria

L’aula centrale degli Auditoria

Spaccato assonometrico ricostruttivo delle fasi degli Auditoria

Spaccato assonometrico ricostruttivo delle fasi degli Auditoria

Queste aule mantennero inalterate le loro funzioni sino alla seconda metà del V secolo d.C. quando il Praefectus Urbi Fabius Felix Passifilus Paulinus pose due statue commemorative nello spazio antistante l’edificio, come ha dimostrato il fortunato ritrovamento, in ciascuna delle due aule, di due basi iscritte che ricordano questo personaggio.

Auditoria di Adriano. Ipotesi ricostruttiva dell'aula centrale

Auditoria di Adriano. Ipotesi ricostruttiva dell’aula centrale

La prima drastica trasformazione che investe gli auditoria si colloca cronologicamente tra la metà del VI e la fine del VII secolo d.C., periodo in cui all’interno delle due sale, ormai private dell’originario arredo marmoreo, si insedia un’estesa officina destinata alla fusione e lavorazione delle leghe di rame recuperate dagli edifici ormai in rovina.

La presenza di un grande impianto metallurgico all’interno di uno spazio pubblico di grande rilevanza, l’estrema diversificazione dei processi produttivi posti in atto e l’arco temporale di attività dell’atelier hanno permesso di avanzare la suggestiva ipotesi che possa trattarsi di un impianto connesso alla zecca bizantina preposta alla coniazione di monete bronzee, secondo quanto stabilito dall’Imperatore Giustiniano che assegnò a Roma la funzione di battere moneta di bronzo ed a Ravenna la coniazione della moneta aurea.

Attività metallurgiche nelle aule degli Auditoria in epoca tardo antica

Attività metallurgiche nelle aule degli Auditoria in epoca tardo antica

Alla fine del VII secolo d.C. l’officina viene dismessa, recuperando tutto ciò che poteva essere riutilizzato e l’edificio parzialmente interrato obliterando le antiche gradonate; nell’aula centrale si insedia un piccolo nucleo sepolcrale.

Alla metà del IX secolo i dati archeologici registrano un evento traumatico per gli auditoria che comportò il crollo della parte superiore degli elevati e delle coperture. L’improvviso collasso dell’edificio è attribuibile con sufficiente attendibilità al disastroso terremoto dell’847 – 848 d.C. che causò molti danni agli antichi edifici ormai defunzionalizzati e in abbandono e utilizzati come stalle.

La formazione di un poderoso accumulo di macerie determina un sensibile innalzamento del piano di calpestio nell’area degli auditoria e il seppellimento dell’impianto di età classica, sopravvissuto fino ai nostri giorni all’interno delle cantine del cinquecentesco Ospedale dei Fornari demolito in occasione delle sistemazioni urbanistiche collegate alla realizzazione del Vittoriano.

La progettazione della Stazione Venezia terrà conto della prescrizione della Soprintendenza di valorizzare gli auditoria di Adriano rendendo fruibile al pubblico e agli utenti della metropolitana questo complesso monumentale di straordinaria rilevanza proseguendo nel progetto delle stazioni “archeologiche” della Metro C ben integrate nello straordinario patrimonio storico e monumentale di Roma.

Dott. Annagiulia Fabiani – Cooperativa Archeologia

Le società di Metro C s.c.p.a